giovedì 20 febbraio 2020

Piccoli grandi soccorritori in formazione


Oggi abbiamo vissuto un’esperienza che tutti i bambini, e onestamente anche molti adulti, dovrebbero fare almeno una volta: un laboratorio di pronto soccorso pensato apposta per loro.

Tra risate, attenzione e tanta curiosità, hanno imparato come ascoltare il corpo, riconoscere i primi segnali di difficoltà e soprattutto cosa fare nei momenti critici: posizione di sicurezza, importanza del respiro, funzionamento del sistema nervoso, gestione delle convulsioni e del famoso “triangolo della vita”.


 


Vederli così coinvolti, attenti, responsabili… è stato emozionante.

Perché educarli a queste competenze significa insegnare loro non solo a reagire, ma anche ad osservare, comprendere, aiutare.

Sono momenti che lasciano un seme potentissimo: quello della cura, dell’empatia e del coraggio.

venerdì 14 febbraio 2020

La città dei robot



La città dei robot

Non siamo una famiglia “tecnologica” nel senso dell’uso sfrenato, anzi, scegliamo sempre con cura cosa portare nella nostra vita.
Ma proprio per questo, esperienze come questa valgono doppio.



 

Alla Città dei Robot abbiamo visto da vicino quanto la tecnologia possa essere uno strumento, un supporto intelligente, creativo e persino divertente.

I bambini hanno programmato, sperimentato, toccato con mano idee che un giorno potrebbero migliorare il mondo.
E vederli curiosi, coinvolti e capaci di comprendere il “dietro le quinte” di ciò che usano ogni giorno… è impagabile.

 

Non serve amare la tecnologia: basta saperla leggere, capirne i limiti, le potenzialità e imparare a usarla con consapevolezza.

E oggi, tra robot danzanti, bracci meccanici e realtà virtuale, abbiamo fatto proprio questo. 

martedì 11 febbraio 2020

Tra uno schermo e un foglio bianco: dove nasce davvero lo sguardo?


A volte mi trovo a osservare scene che sembrano semplici solo in apparenza. Un ragazzo, un computer aperto, un’immagine sullo schermo. E accanto, un foglio bianco che pian piano smette di essere vuoto.


È un dialogo silenzioso, quasi filosofico: il virtuale che offre un riferimento, il reale che pretende un gesto. Da una parte la perfezione immobile di un’immagine digitale, dall’altra l’imperfezione viva della mano che prova, sbaglia, ripassa, insiste.

Ed è lì, in mezzo a questo spazio invisibile, che succede qualcosa di fondamentale.
Lo vedo mentre si avvicina allo schermo per cogliere un dettaglio e subito dopo si piega sul foglio per restituirlo alla sua maniera. Non sta copiando. Sta interpretando. Sta traducendo da un linguaggio a un altro: da pixel a segno, da immagine a significato.

Il virtuale diventa ispirazione, il reale diventa esperienza.
E in questo passaggio avviene un piccolo rito di consapevolezza: il gesto della mano che ricorda che sentire è diverso da guardare, che la memoria profonda nasce quando qualcosa la attraversi anche fisicamente.

È curioso osservare come un occhio disegnato possa trasformarsi in uno specchio: guardando lui disegnare, mi ritrovo a pensare a quanta parte della nostra vita si muova ormai tra queste due dimensioni, lo schermo che mostra e il mondo che invita a toccare.

Forse la verità sta nel ponte che costruiamo ogni volta.
Nel modo in cui scegliamo di abitare entrambi gli spazi senza lasciarci definire da nessuno dei due.

E allora questo semplice esercizio diventa una piccola meditazione sul presente: il digitale che suggerisce, il reale che radica.
Uno sguardo che nasce da un’immagine virtuale… ma che prende vita solo quando trova il coraggio di uscire dalla mano.