A volte pensiamo che vedere significhi capire. Ma basta entrare in un luogo dove linee si muovono anche se sono ferme, colori si trasformano senza cambiare, facce si moltiplicano a dismisura dentro un caleidoscopio, per capire quanto il nostro cervello ami giocare con noi.
In occasione del compleanno di una cara amica, abbiamo scelto un posto speciale, fuori dall’ordinario: il Museo delle Illusioni. Un luogo dove tutto sembra possibile, dove realtà e immaginazione si rincorrono, e dove la meraviglia non è solo negli occhi… ma nella mente.
Ogni installazione era una sfida. “È fermo o si sta muovendo?” “Perché quella linea sembra più lunga se in realtà sono uguali?” “Come può la mia testa stare su un piatto senza corpo?” Domande che non cercavano una risposta esatta, ma un sorriso, un dubbio, un “voglio provare anch’io”.
Ho visto Nicolas osservare attentamente immagini che ingannavano i sensi, misurare con le mani forme che sembravano diverse e poi scoprire che erano identiche. L’ho visto entrare in stanze che ribaltavano le prospettive, diventare gigante, diventare minuscolo, spuntare dal nulla e moltiplicarsi cento volte nei riflessi.
Il museo non è solo un luogo divertente: è un laboratorio sulla percezione. Ti mostra che vedere non significa sempre capire, che il cervello interpreta, inventa, completa, illude. Ti insegna, con ironia, che la realtà a volte è una costruzione… e che l’immaginazione è una forma di intelligenza.
Alla fine della visita, mentre riguardavamo le foto, quelle impossibili, quelle senza logica, ho pensato a quanto sia importante scoprire, sperimentare, “guardare diversamente”. Perché crescere non è solo imparare cose nuove, ma imparare a vederle con occhi nuovi.