giovedì 28 settembre 2023

Dentro l’inaspettato. La nostra giornata nella mente di Leandro Erlich

Alcune esperienze sembrano fatte apposta per ribaltare il modo in cui guardiamo il mondo. La mostra di Leandro Erlich è stata una di queste: sorprendente, giocosa, a tratti spiazzante… e incredibilmente coinvolgente.

Erlich, artista argentino noto a livello internazionale, lavora da anni sull’idea di illusione percettiva: crea installazioni che mettono in discussione ciò che diamo per scontato, trasformando ambienti quotidiani in piccoli paradossi visivi. L’intento non è ingannare, ma risvegliare: farci dubitare per un attimo di ciò che crediamo di vedere, così da tornare a osservare con occhi più aperti.

E noi, in mezzo alle sue opere, ci siamo finiti letteralmente dentro.


Le prime sale ci hanno accolto con una finestra murata sospesa, un oggetto impossibile che fluttuava davanti a noi come una domanda lasciata a mezz’aria. Poco dopo, una nuvola intrappolata in una teca al buio sembrava respirare da sola. I bambini si sono avvicinati piano, quasi aspettandosi che potesse parlare.


Poi le barche: tre piccole imbarcazioni illuminate in una stanza completamente nera. Galleggiavano su un’acqua calma che… acqua non era. E in quell’oscurità tutti abbiamo abbassato il tono della voce, come se stessimo davvero entrando in porto, di notte.


E ancora, stanze che si trasformavano in finestre su vite altrui, ascensori che si aprivano su persone che non esistono davvero, ma che sembravano sul punto di uscire e chiederci di tenergli la porta.

La curiosità dei bambini si è accesa subito: “Ma come fa a essere reale e non reale allo stesso tempo?” È una domanda che vale più di tante spiegazioni.



La parte più divertente, però, è stata diventare noi stessi opera d’arte.

Davanti alla famosa facciata inclinata, ci siamo ritrovati tutti a “scalare” muri, aggrapparci alle finestre, stenderci come naufraghi urbani… mentre in realtà eravamo sdraiati su un pavimento-dipinto, riflessi in un gigantesco specchio.
Le risate in quella stanza credo si sentissero fino alla sala successiva.


E poi i corridoi infiniti di specchi: quei giochi visivi che trasformano un gesto semplice, come camminare o affacciarsi, in un racconto nuovo. Uno di quei luoghi dove i bambini si perdono — e gli adulti ritrovano, un po’, la voglia di perdersi anche loro.


Siamo usciti dalla mostra con quella sensazione leggera e piena che arriva quando la realtà viene ribaltata quel tanto che basta a ricordarci che il mondo non è mai solo come appare.

A volte basta inclinare lo sguardo di qualche grado per scoprire che può essere molto, molto di più.

Un’esperienza che ci ha ricordato quanto sia prezioso lasciare spazio allo stupore. Anche, e soprattutto ,quando non ce l’aspettiamo.

Se volete un luogo che faccia brillare la curiosità di tutta la famiglia, segnatevi questa mostra: è uno di quei posti da cui si esce un po’ diversi da come si è entrati.