venerdì 3 novembre 2023

Un pomeriggio negli abissi: curiosità, brividi e meraviglia


Qualunque gita o mostra che organizziamo ha il sapore di qualcosa speciale.

E questa volta ci siamo ritrovati davanti alla bocca spalancata di un grande squalo,
quella vera no, ma la sensazione… beh, quella sì, era autentica.

Dentro era tutto un alternarsi di luci, ombre e creature che sembravano arrivate da un altro pianeta. Lo sguardo di Nicolas, a metà tra il fascino e il sospetto, diceva tutto.

Una delle prime cose che ci ha colpito sono state le pastinache e le torpedini, con quei cartelli che sembravano raccontare storie di viaggi lunghissimi attraverso gli oceani.
Abbiamo scoperto che le torpedini possono emettere scariche elettriche per difendersi, un dettaglio che ha immediatamente acceso mille domande e qualche ipotetico superpotere immaginato.





 


Poi è arrivato il momento “solo per coraggiosi”: avvicinarsi alla bocca enorme del squalo bianco. I denti, affilati come lame, disposti su più file per sostituirsi continuamente. Una macchina perfetta, costruita dall’evoluzione. Eppure, visti così da vicino, facevano quasi più tenerezza che paura… o forse era solo un modo per convincerci a fare la foto.

Tra le cose più affascinanti c’è stata la possibilità di toccare la pelle dello squalo: ruvida come carta vetrata, perché ricoperta di dentelli dermici, minuscole scaglie che funzionano come un’armatura. Un dettaglio che dal vivo sorprende sempre.

E poi lei, la signora degli abissi: la rana pescatrice. Con quel corpo che sembra modellato nel buio e quel “faro” naturale che usa per attirare le prede. Uno degli esempi più incredibili di come la vita si adatti anche dove sembra impossibile vivere.


A un certo punto la sala si è colorata di viola e blu: le meduse. Fragili e potenti allo stesso tempo, composte al 95% di acqua, ma capaci di sopravvivere anche dove altri animali non ce la fanno. Si muovono come fossero danza pura, e resti lì a guardarle, dimenticandoti perfino di scattare foto.


Abbiamo chiuso il percorso davanti alla riproduzione gigantesca della mascella del megalodonte.

E mentre lui si posizionava al centro, minuscolo in quel cerchio di denti, pensavo a quanto devono essere strani e bellissimi i percorsi che ci portano ogni volta a qualcosa di nuovo.