Entrare alle Gallerie d’Italia ha sempre qualcosa di particolare: l’aria cambia, il tempo rallenta, le sale sembrano chiedere attenzione più che spiegazioni.
Questa volta il viaggio ci ha portati in alto, molto in alto: sulla cima dell’Olimpo.
Tra statue, rilievi e opere di Canova, le divinità greche hanno preso forma poco alla volta. Non come nomi da ricordare, ma come presenze da osservare: posture, gesti, simboli, animali che raccontano caratteri e storie. Zeus, Atena, Apollo… figure antiche che continuano a parlare, se ci si ferma abbastanza a lungo per ascoltarle.
La guida ha accompagnato il gruppo con uno sguardo narrativo, fatto di domande più che di risposte. Chi è questo personaggio? Perché tiene quell’oggetto? Cosa suggerisce il corpo, prima ancora del mito?
Le opere di Canova, così vive nonostante il marmo, hanno fatto il resto: davanti a certi dettagli il silenzio arrivava da solo.
Dopo l’esplorazione, il laboratorio ha riportato tutto alle mani.
Una ruota da costruire, girare, scoprire. Ogni divinità associata al proprio animale simbolo, in un gioco semplice ma potentissimo: collegare immagine, mito e intuizione. Il sapere che passa dal fare, senza fretta.
C’è qualcosa di molto bello in questi incontri: l’arte non viene “spiegata”, ma attraversata.
Si osserva, si immagina, si sperimenta. E ognuno porta via ciò che riesce, nel modo che gli è più naturale.
Uscendo dalle sale, l’Olimpo sembra meno lontano.
Resta negli occhi, nelle mani sporche di matita, nelle domande che continuano anche fuori dal museo.