mercoledì 19 marzo 2025

Sulle altezze del Duomo

Milano, vista da quassù, cambia voce. Non è più solo rumore e movimento: diventa pietra, cielo, dettagli che chiedono tempo e fanno vibrare le cellule.

Entrare nel Duomo e poi salire sulle terrazze è stato uno di quegli incontri che sorprendono anche chi pensa di conoscere già un luogo. E invece no. Perché da vicino, e dall’alto, il Duomo racconta tutta un’altra storia.



La prima cosa che colpisce è lo stile gotico, così diverso da quello di molte altre cattedrali italiane. Qui lo slancio verso l’alto è continuo: guglie, pinnacoli, statue che sembrano voler bucare il cielo. Non è un gotico “scuro”, ma luminoso, scolpito nel marmo rosa di Candoglia, che cambia colore con la luce del giorno. È come se l’architettura stessa fosse un esercizio di pazienza e fiducia: ogni elemento nasce per stare in equilibrio con gli altri.

La seconda scoperta riguarda proprio le terrazze. Camminare sopra il Duomo significa muoversi dentro un’architettura viva, fatta di corridoi, archi rampanti, scale improvvise. Da qui si vedono le statue da una distanza inedita: non più lontane e solenni, ma vicine, quasi compagne di viaggio. Ognuna diversa, ognuna con una postura, un’espressione, una storia silenziosa.

 

È un’esperienza che invita naturalmente a fare domande:

come si costruisce qualcosa che dura secoli?
quanto lavoro invisibile c’è dietro a tanta bellezza?

Non serve spiegare tutto. A volte basta fermarsi, alzare lo sguardo, lasciare che siano le pietre a parlare. Le terrazze del Duomo non sono solo un punto panoramico: sono un luogo dove il tempo rallenta e l’attenzione si affina.

Porto via la sensazione di aver attraversato Milano da un’altra prospettiva. E la conferma che anche i luoghi più familiari, se osservati con calma, sanno ancora stupire.



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