Quest’anno Halloween ha cambiato forma.
Niente feste fuori casa, niente corse da un luogo all’altro: l’influenza ha rallentato tutto e ha chiesto una pausa forzata. Ma non ha spento la voglia di giocare, trasformare, immaginare.
Così la casa si è riempita lo stesso di pipistrelli alle pareti, luci soffuse, piccoli dettagli neri e arancioni. I travestimenti non sono rimasti nell’armadio: sono usciti, hanno preso spazio, hanno acceso risate e fotografie un po’ teatrali. Anche restando fermi, si può muovere molto.
Halloween ha questo potere sottile: permette di esplorare il “diverso” in modo leggero. Ci si maschera, si diventa altro per qualche ora, si gioca con ciò che normalmente fa un po’ paura… ma senza esserne travolti. È una festa che allena l’immaginazione e, allo stesso tempo, il coraggio. Quello di guardare il buio sapendo che è solo un gioco.
Qualche curiosità che adoro di questa festa, oltre alle origini che avevamo già approfondito:
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in molte culture moderne Halloween è diventato un momento per ridere delle paure, renderle più piccole, più gestibili
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travestirsi non è solo “fingersi altro”, ma sperimentare ruoli, emozioni, posture diverse
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il confine tra spavento e divertimento è sottilissimo: imparare a starci sopra è un esercizio prezioso
Alla fine non conta dove si festeggia, ma come.
Se c’è spazio per creare, inventare, stare insieme e ridere, allora la festa succede comunque. Anche tra quattro mura. Anche più piano. Anche così.
Un Halloween diverso, ma non meno vivo.
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