Ci sono incontri che ti fanno sentire come se stessi spiando dentro la testa di un genio.
Così è stata la nostra giornata alla mostra dedicata a Leonardo da Vinci.
Non una semplice esposizione, ma un vero laboratorio del pensiero.
Macchine costruite fedelmente dai suoi disegni, legno, ingranaggi, corde, leve, mulini, ponti, carrucole… tutto lì, davanti a noi, non solo da guardare — ma da toccare, provare, mettere in moto.
E allora inizi a capire che Leonardo non era solo quello famoso del quadro della Gioconda… ma un uomo che osservava la natura in silenzio, ne rubava i segreti e li trasformava in idee.
Lui non studiava le cose per imitarle, ma per capirle: “Perché funziona così?” “Cosa succede se provo a farlo in un altro modo?”
E questa domanda, alla fine, è quella che ha guidato anche noi.
Perché girare una manovella e un mulino si mette in movimento, o spostare una leva che solleva un peso con la forza di un dito… si rimane stupiti.
Non imparare per sapere.
Imparare per capire.
Capire per creare.
E forse, in quel momento, Leonardo era un po’ lì con noi.
Non nei quadri, non nei libri.
Ma nel coraggio di fare domande.
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