giovedì 23 febbraio 2023

Quando l’arte ti guarda dentro. L'ARTE E' WOW

 


L’arte, a volte, non si lascia solo osservare. Ti viene incontro, ti sfiora, ti ascolta. Ti invita a fermarti, a sentire, a riconoscerti.

Alla Triennale di Milano, con “L’arte è wow”, non abbiamo semplicemente visitato una mostra: abbiamo attraversato emozioni. È stato come entrare in un luogo dove l’arte non è oggetto, ma relazione. Dove non ti chiede di capirla, ma di esserci.

Molte delle opere esposte nascono a Dynamo Camp, un luogo speciale dove bambini e ragazzi con patologie importanti incontrano artisti professionisti e, insieme, creano. Non lavori guidati o ripetitivi, ma opere libere, intense, irripetibili. Arte che non imita, racconta.



C’erano quadri fatti di parole, desideri scritti con un pennarello bianco su sfondi profondi, come se ogni frase fosse un piccolo battito del cuore. Nicolas si è fermato davanti a quel pannello pieno di sogni, e ha iniziato a leggere piano, uno a uno, come fossero segreti. Non sorvolava, non interpretava: ascoltava.

“Vorrei che la mia famiglia stesse sempre bene.”
“Vorrei vivere nel paese degli unicorni.”
“Vorrei diventare pittore.”
“Vorrei avere una vita normale.”


In quel momento non c’era bisogno di spiegare nulla. L’arte parlava da sola, e parlava bene.

Poi il percorso ci ha portati tra installazioni fatte di luce, reti, trasparenze e colori. Forme sospese nell’aria, cactus fatti di fili, meduse leggere, pareti illuminate come sogni in movimento. Nicolas non guardava soltanto: voleva avvicinarsi, toccare, capire com’era fatta. Cercava storie, dettagli, connessioni. Soprattutto, cercava emozioni.




Quando ha incontrato il grande simbolo dell’infinito, pieno di immagini, mani, volti, tracce, segni, si è chinato e l’ha sfiorato con delicatezza. Come si tocca qualcosa che, senza parlare, racconta la vita.


Perché l’arte, quando è vera, non ti chiede di avere tutte le risposte. Ti chiede solo di esserci.

E noi eravamo lì. Con gli occhi. Con la curiosità. Con il cuore.

martedì 7 febbraio 2023

Quando la storia prende forma tra le dita: il nostro mosaico romano


Anche se ormai i miei ragazzi più grandi hanno intrapreso percorsi di studio autonomi, scelto il liceo linguistico in homeschooling e affiancato un doppio diploma americano online, ci sono esperienze che riescono ancora a catturare la loro attenzione, far brillare gli occhi e mettere in moto quella scintilla creativa che nessun libro, da solo, può dare.

Con il mosaicista Arend di Brenta siamo entrati nel mondo dell’arte antica, quella che si costruisce pazientemente, tessera dopo tessera, con il ritmo delle mani e il respiro della storia. Niente copie, niente collage: questa volta si parte da un blocchetto di pietra vera, scalpello in mano, e si dà forma a ogni singola tessera. È un gesto preciso, lento, che richiede forza, attenzione e cura. Ed è proprio lì, tra schegge e polvere di marmo, che si capisce perché il mosaico romano è un’arte più che un semplice ornamento.

 

 

La parte più sorprendente? Vederli immersi, concentrati, sorridenti. Oggi alle prese con martellina, spatola e cemento. Ognuno ha progettato il proprio disegno, scelto i colori, disposto le tessere e, alla fine, capovolto la propria creazione per farla nascere davvero, come facevano gli antichi.

 

E quando hanno sollevato il mosaico finito, ho visto orgoglio, stupore… e quella sensazione meravigliosa che nasce solo quando qualcosa l’hai fatto tu, davvero. Con le mani, con il tempo, con l’attenzione.

Esperienze così non sono solo attività. Sono incontri:
con la storia, con l’arte, con sé stessi.


 



lunedì 6 febbraio 2023

Quando il Teatro Diventa Esperienza: Trebbo e la magia di H₂O

 

Oggi siamo tornati al Teatro Trebbo, uno di quei luoghi speciali dove non si va semplicemente a vedere uno spettacolo: lo si vive. Qui il teatro non è solo palco e platea, ma un grande cerchio dove bambini e ragazzi diventano parte della storia, la trasformano, la animano.


Questa volta l’acqua era protagonista, con lo spettacolo H₂O: un viaggio tra onde immaginarie, trasformazioni, risate e meraviglia. Tra bolle leggere, mille sfumature di blu, musica, movimento e poesia, anche i più piccoli hanno scoperto che l’acqua non è soltanto qualcosa che scorre… è vita, è energia, è emozione.

 

La cosa che amo di più del Trebbo è questo: ogni rappresentazione è unica, perché ogni volta sono i bambini – con le loro domande, le loro risate, i loro gesti – a darle forma. Nessuno resta seduto a guardare. Qui tutti partecipano, ascoltano, creano, si sorprendono. E questo, ogni volta, fa la differenza.

Per me è un ritorno. Con i miei figli ho attraversato tutti i loro spettacoli negli anni. Ora ricomincia il ciclo, questa volta con Nicolas, e sono felice di rivivere tutto da capo. Diverso, nuovo, ma sempre con lo stesso stupore negli occhi.

venerdì 3 febbraio 2023

Museo del Tessile. Dove nascono i colori: un viaggio tra fili, natura e meraviglia


Oggi siamo andati al Museo del Tessile ed è stata una scoperta sorprendente, molto più ricca di quanto immaginassimo.

Appena entrati, ci siamo trovati circondati da antichi telai, ruote per filare, strumenti di legno e macchine che raccontano una storia fatta di mani, pazienza e gesti ripetuti con cura. Era come camminare dentro il tempo, tra fili, colori e rumori silenziosi che un tempo riempivano intere giornate.


 

Ci siamo soffermati davanti alle bobine di lana, ai fili sottilissimi che scendevano come piccole cascate ordinate. Abbiamo osservato gli strumenti che trasformavano la materia grezza in tessuti, e immaginato la vita di chi li usava, tra lavoro, tradizione e ingegno.


Ma la parte più coinvolgente è arrivata dopo: il laboratorio sulla colorazione dei tessuti con materiali naturali.

Qui il tempo è cambiato ancora. I bambini hanno iniziato a pestare foglie verdi, barbabietole, cavoli rossi, curcuma… e piano piano, da quei gesti semplici, sono nati i colori.



 

 




Nel mortaio prendevano forma i pigmenti: verde, viola, rosa, giallo. Piccole magie naturali, che poi sono diventate tinture da usare su tessuti e carte.

Gli occhi seguivano il colore mentre si trasformava, le mani lavoravano, la curiosità cresceva. Nessuna fretta, solo meraviglia.

Alla fine, su un tavolo lungo, sono apparse strisce di tessuto tutte diverse, ognuna unica: macchiate, sfumate, brillanti o delicate. Come se ogni colore avesse una storia da raccontare.
E forse è proprio questo che ci ha colpito di più: l’idea che il colore non è solo qualcosa che si vede, ma qualcosa che nasce, si crea, si vive.

Una giornata davvero fantastica.


lunedì 16 gennaio 2023

E.T. – l’incanto che attraversa il tempo

 


Entrare al MIC di Milano per la mostra dedicata a E.T. è stato, per me, come varcare una porta invisibile tra passato e presente. C’era la me bambina, quella che guardava il film con gli occhi pieni di stupore, e c’era la me di oggi, che vede mio figlio fermarsi incantato davanti agli stessi occhi grandi e lucidi dell’extra-terrestre più famoso della storia.


Non era solo una mostra, ma un viaggio dietro le quinte: bozzetti, modelli in argilla, parti meccaniche, prototipi. Ogni forma raccontava un momento del processo creativo: l’immaginazione che diventa disegno, il disegno che diventa materia, la materia che prende vita. Abbiamo osservato curiosi, quasi increduli: “Quindi E.T. lo hanno… costruito?”.

 




E' incredibile! A volte i personaggi che ci sembrano reali nascono dalle mani, dai fili, dalla fantasia di qualcuno che ci ha creduto davvero.

Quello che mi ha emozionata di più non è stato solo E.T. in sé, ma il racconto del come è nato. L’idea, i tentativi, le prove, gli errori, fino a quando un pezzo di gomma e ingranaggi è riuscito a far commuovere il mondo. E mentre lo vedevo, mi è tornata alla mente quella frase: “Telefono casa”. Chissà perché, da bambina, mi faceva tremare il cuore.


  

Uscendo, ho sentito che quel personaggio non appartiene solo a una generazione, ma a chiunque sappia lasciarsi toccare da ciò che è speciale, autentico, imperfetto e profondamente umano.

E.T. non è davvero un alieno. Secondo me è un ricordo, un sentimento, un legame invisibile tra chi eravamo e chi siamo adesso.