venerdì 31 gennaio 2020

Skate, arte contemporanea e crescita... una giornata speciale per i ragazzi

Ci sono giornate che non ti aspetti.

Che nascono come “svago” e si trasformano, senza avvisare, in un insegnamento più grande.

La nostra uscita allo skatepark al chiuso ispirato all’arte contemporanea è stata una di queste.
Non era solo uno spazio dove “fare skate”: era una vera esposizione sensoriale, una galleria in movimento, dove ogni curva sembrava un’opera d’arte e ogni salto un gesto creativo.


Uno skatepark che sembra un museo (o un museo che sembra uno skatepark)

Immagina un grande ambiente minimalista, superfici bianche, curve morbide, luci che cambiano.
E poi… skateboards, ragazzi concentrati, linee di movimento che si intrecciano come tratti di un disegno.

Lo skatepark che abbiamo visitato non era solo “uno spazio per allenarsi”: era una installazione vivente.
Un luogo in cui i corpi diventano parte dell’opera, dove lo sport incontra il design e il movimento diventa linguaggio.

 


Sulle pareti, tavole decorate come sculture.


Davanti a noi, rampe che sembrano architetture futuristiche.

Tutto vibra di un’estetica che unisce strada e museo, gioco e serietà, libertà e struttura.

Ludico, sì. Ma mai superficiale.

Guardandoli scivolare sulle curve, spingere, cadere, rialzarsi, respirare, riprovare, ho capito una cosa che l’homeschooling mi ricorda ogni giorno:

anche il gioco è apprendimento.


Anzi, spesso è il più profondo.

Lo skate insegna:

  • equilibrio (del corpo, ma anche del pensiero)

  • coraggio

  • gestione della paura

  • capacità di osservare gli altri

  • ascolto del proprio ritmo

  • pazienza, soprattutto pazienza

  • e quella strana forma d’arte che consiste nel cadere bene… e rialzarsi meglio

Stavano “giocando”, e intanto crescevano.


Uno spazio che accende la creatività

In un ambiente del genere, ogni cosa invita a creare:

  • le luci che cambiano colore

  • le superfici curva dopo curva, come onde

  • gli altri ragazzi che sfrecciano (ognuno con un suo stile)

  • i silenzi pieni di concentrazione

  • le tavole appese che diventano opere, ricordi, simboli

Non è una lezione di arte, ma un dialogo con l’arte.
Non è ginnastica, ma presenza e ascolto.
Non è solo divertimento, ma esplorazione di sé.

Perché era skate, sì.
Ma era anche arte.
Era gioco, ma era anche crescita.
Era una gita, ma anche una lezione di vita.

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