Ci sono esperienze che non hanno bisogno di essere spiegate.
Appena entrati, i bambini si sono precipitati davanti alle teche come se stessero scoprendo un tesoro segreto. Piccoli ammoniti, resti di antichi pesci, impronte di organismi scomparsi da ere geologiche… ognuno raccontava una storia che sembrava impossibile contenere in un pezzo di pietra.
lo stupore è stato talmente sincero che sono sorte le prime domande: Come camminava? Cosa mangiava? Come faceva a sopravvivere?
E subito dopo, di nuovo davanti ai blocchi di roccia, a indicare con sicurezza minuscoli dettagli che solo i bambini riuscivano a scovare.
Questa gita è stata proprio quello di cui avevamo bisogno: un’occasione per rallentare, osservare e lasciarci sorprendere. Mentre ci muovevamo tra quei reperti antichissimi, sembrava quasi che il passato ci camminasse accanto, senza pretese, semplicemente presente.
E, tornando a casa, guardando mio figlio raccontare con entusiasmo ciò che aveva scoperto, ho visto nei suoi occhi quella luce speciale: la sensazione che il mondo sia pieno di misteri ancora da incontrare e domande a cui dare forma.
Perché, alla fine, ogni fossile è un frammento di storia che ci raggiunge da lontano… e lui, quel messaggio, l’ha sentito forte e chiaro.
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