mercoledì 13 aprile 2022

Mani nella scienza: un viaggio tra didò, inglese e curiosità



Ogni tanto sento il bisogno di introdurre qualcosa di nuovo, qualcosa che non sia soltanto “studiare un argomento”, ma viverlo attraverso le mani, il colore, il movimento. Così ci siamo avventurati in un percorso di laboratori di scienze in inglese su Outschool, un sito americano pieno di proposte stimolanti.
La nostra scelta è caduta su una serie di lezioni pratiche, tutte basate sulla manipolazione del didò. Una modalità che, nel nostro caso, funziona sempre: modellare e costruire mentre si ascolta una lezione in inglese crea un ritmo diverso, più profondo, più coinvolgente. E io, nel mio piccolo, spero che questo attivi davvero quei circuiti neuronali più stabili ed efficienti di cui tanto si parla.

Il bello è che, senza quasi accorgercene, siamo passati da una tematica all’altra con la stessa naturalezza con cui si impasta il didò:
Il ciclo della vita di una stella – un’esplosione di colori che diventano nebulose, giganti rosse, buchi neri.


Fiori e impollinazione – petali grandi, stami minuscoli, api immaginarie che “volano” tra un modellino e l’altro.


Insetti e anatomia – teste, toraci, addomi… e antenne fin troppo creative.

La Terra e i suoi strati – aprire a metà una sfera di didò multistrato è come sfogliare un libro tridimensionale.


Piante e fotosintesi – dal tronco alle chiome, tutto prende forma sulle dita.


Placche tettoniche e vulcani – scosse, movimenti, eruzioni… in miniatura.

Semi e piante – la magia racchiusa in un unico seme, rivisitata in plastilina.


Sistema solare – pianeti allineati sul tavolo come una piccola coreografia cosmica.


Ogni lezione seguiva lo stesso rituale: i barattoli di didò aperti, il tavolo che pian piano si riempiva di colori e forme. E mentre lui modellava, io osservavo come cambia il modo di apprendere quando si coinvolgono più sensi. La lingua inglese scorreva naturale, mescolata al rumore delle mani che impastano.

Non so se questo metodo creerà davvero quei “circuiti più stabili”, ma so che crea ricordi. Ricordi morbidi, colorati, tridimensionali. E questo, alla fine, è quello che conta di più.

Un percorso semplice, ma ricchissimo.
E soprattutto… molto, molto divertente.

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