giovedì 28 aprile 2022

Sicilia, terra che racconta: tra pietre antiche, fiori e abbracci



È sempre un ritorno speciale, quello in Sicilia. Non è solo un viaggio per andare a trovare i nonni, è un ritornare a una terra che profuma di mandorle e vento salmastro, dove ogni pietra sembra raccontare qualcosa e ogni sguardo si perde tra mare, rovine e campi in fiore.

 

Appena arrivati, ci ha accolti il suono delle onde e quel cielo spalancato, che qui sembra più grande. La spiaggia era quasi deserta, con una piccola barca abbandonata sulla sabbia e una torre antica che vegliava sulle colline. Mio figlio, in silenzio, osservava il mare come se volesse ricordarsene il colore. E forse sì: certe immagini non si scattano solo con la macchina fotografica, ma si mettono da parte in una tasca speciale della memoria.


Nei giorni successivi, la Sicilia ci ha mostrato il suo lato più generoso: distese infinite di fiori gialli, macchie violacee qua e là, e quell’aria che sa di terra bagnata e primavera piena. Camminare lì dentro, tra il profumo dei fiori e il frusciare delle foglie, è stato come entrare in un quadro vivo. Ogni passo era un piccolo gesto di gratitudine.


E poi, come sempre, la storia è arrivata. Senza cercarla, senza studiarla. Ci ha chiamati da lontano, dalle colonne della Valle dei Templi, da quei giganti di pietra che resistono al tempo e al vento da più di duemila anni. Mio figlio si aggirava tra le rovine e ogni colonna sembrava dirgli: “Eravamo qui molto prima di te, e saremo qui molto dopo. Ma adesso tocca a te ascoltare.” 

 

 

E lui ascoltava, a modo suo: toccando le pietre, osservando le forme, chiedendosi come sia possibile che qualcosa di così fragile abbia resistito tanto a lungo.

Tra un tempio e l’altro, abbiamo scoperto anche la vita semplice, quella che cresce ogni giorno: mandorli carichi di frutti acerbi, rami che si piegano sotto il peso della primavera. Non sembrano importanti, eppure sono il cuore pulsante di questa terra. Fertile, generosa, forte.

E in mezzo a tutto questo, il legame più prezioso: quello con i nonni, con le storie raccontate a tavola, con i pranzi lunghi e le passeggiate lente. Quel tempo che qui scorre in modo diverso, senza fretta. Dove non si è solo turisti, ma parte del paesaggio.

Alla fine, prima di ripartire, siamo tornati al mare. Quello dei faraglioni scuri e del vento umido. E li, tra le rocce, mio figlio e suo padre, uno accanto all’altro, guardavano l’orizzonte. 

 

Così è la Sicilia per noi: un luogo che non finisce quando torni a casa, perché la porti con te. Nel silenzio, nei colori, nei racconti e negli sguardi di chi ami.

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